Il Procuratore Patronaggio smonta la Sea Watch 3: non c’era stato di necessità

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A conclusione dell’interrogatorio davanti al Gip di Agrigento di Carola Rackete, capitana della Sea Watch 3, il procuratore Luigi Patronaggio e l’aggiunto Salvatore Vella hanno chiesto la convalida dell’arresto sia per la violazione dell’articolo 1100 del codice della navigazione, atti di resistenza con violenza nei confronti di una nave da guerra, sia per resistenza a pubblico ufficiale.

Secondo il Procuratore Patronaggio e l’Aggiunto Vella l’azione di entrare in porto senza alcuna autorizzazione cercando anche di schiacciare contro la banchina una motovedetta della Guardia di Finanza è stata condotta con “coscienza e volontà” e non ci sarebbe stato “uno stato di necessità poiché la Sea Watch aveva ricevuto, nei giorni precedenti, assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità militari per ogni tipo di assistenza“. Insomma malgrado le parole della Rackete che ha affermato “Ho agito per stato di necessità, i migranti minacciavano il suicidio, non potevo attendere oltre. Per giorni ho chiesto alle autorità un porto sicuro, ma non ho mai avuto risposta” questa volta la Procura di Agrigento non crede alle parole né della capitana né della Ong che ha ribadito in più comunicati la stessa posizione. Anzi è lo stesso dr. Patronaggio a precisare che lo stato di necessità invocato per il salvataggio dei migranti sarà invece al centro dell’altro fascicolo sulla vicenda, quello in cui la comandante è indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per il quale sarà sentita nei prossimi giorni.

Carola tenuto conto che ha risposto alle domande in maniera collaborativa, serena ed estremamente lucida tornerà comunque in libertà già forse domani. Ma non resterà in Italia. Per lei è già pronta l’espulsione e il ministro degli Interni, Matteo Salvini, è già pronto a firmarla “con accompagnamento in Germania della giovane capitana della Sea Watch”.

 

 

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